A se stesso
Di J. Krishnamurti
C’è un albero sulla riva del fiume, e lo guardiamo da settimane, ogni giorno, quando il sole sta per sorgere. Mentre il sole sale sull’orizzonte, sugli alberi, quell’albero particolare diventa improvvisamente dorato. Le foglie brillano di vita. E mentre si guarda con il mutare delle ore l’albero, il cui nome non importa (ciò che importa è la sua bellezza), una straordinaria qualità sembra diffondersi sopra il luogo, sopra il fiume.
Quando il sole è ancora più alto, le foglie iniziano a ondeggiare, a danzare. Ogni ora sembra donare all’albero una qualità diversa. Prima del sorgere del sole ha una qualità oscura, silenziosa, lontana, colma di dignità. Con l’inizio del giorno le foglie danzano alla luce e gli danno un senso di grande bellezza. A mezzogiorno la sua ombra si è allargata e ci possiamo sedere al riparo dal sole, senza sentirci soli, in compagnia dell’albero.
A se stesso
Seduti sotto di lui, c’è una relazione di profonda sicurezza e una libertà che solo gli alberi conoscono.
Alla sera, quando a occidente il cielo è infiammato dal tramonto, l’albero diventa a poco a poco più scuro, buio, rinchiuso su se stesso. Il cielo è diventato rosso, giallo, verde, ma l’albero rimane silenzioso, nascosto, si
prepara al riposo notturno.
Se entriamo in rapporto con lui, entriamo in rapporto con l’umanità.
Siamo responsabili per quell’albero e per gli alberi del mondo. Ma se non abbiamo nessun rapporto con le cose viventi di questa terra, rischiamo di perdere ogni rapporto con l’umanità, con gli esseri umani. Non guardiamo mai a fondo nella qualità di un albero, non lo tocchiamo mai realmente, sentendone la solidità, la corteccia ruvida, il suono che è parte dell’albero.
Non il suono del vento tra le foglie, non la brezza mattutina che agita le foglie, ma il suo suono, il suono del fusto e il suono silenzioso delle radici.
Dobbiamo essere straordinariamente sensibili per udirne il suono. Questo suono non è il rumore del mondo! Non è il chiacchiericcio della mente, non è la volgarità delle umane dispute e degli umani conflitti, ma è un suono che è parte dell’universo.
E’strano che abbiamo un rapporto cosi scarso con la natura, con gli insetti, il balzo delle rane, il gufo che grida tra le colline chiamando compagna. Sembra che non nutriamo nessuna sensibilità per le cose viventi della terra. Se stabilissimo un rapporto profondo con la natura non uccideremmo un animale per semplice gusto, non faremo mai del male, non vivisezioneremmo una scimmia, un cane o una cavia per i nostri interessi.
Troveremmo altri modi per guarire le nostre ferite, per guarire i nostri corpi. Ma guarire la mente è qualcosa di completamente diverso. È una guarigione che avviene a poco a poco stando nella natura, stando con il colore arancione dell’albero, con il filo d’erba che nasce dal cemento, con le colline coperte, nascoste dalle nuvole.
Non è sentimentalismo né romanticismo, ma la realtà di un rapporto con tutto ciò che vive e che si muove sulla terra.
L’uomo ha ucciso milioni di balene, e le sta ancora uccidendo. Tutto ciò che ricaviamo dalla loro strage, potremmo ottenerlo con altri mezzi. Ma sembra che l’uomo ami uccidere: l’agile cervo, la splendida gazzella, il maestoso elefante. Ci piace ucciderci a vicenda.
Stabilire un profondo durevole rapporto con la natura…
L’uccisione di altri esseri umani non si è mai arrestata in tutta la storia dell’uomo su questa terra. Se potessimo, e dobbiamo farlo, stabilire un profondo e durevole rapporto con la natura, con gli alberi, gli arbusti, i fiori, l’erba, le nuvole che corrono veloci, non trucideremmo nessun essere umano per nessuna ragione. La guerra è un assassino istituzionalizzato, e anche se manifestiamo contro una particolare guerra, nucleare o di qualunque altro tipo, non abbiamo mai fatto manifestazioni contro la guerra.
Non abbiamo mai detto che uccidere un altro essere umano è il peccato più grave su questa terra.
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