Altèo lupo marino era il mare che a lui piaceva
Era il mare che a lui piaceva e che immaginava un’anima profonda e rabbiosa. Tanto più che a lui dalla riva il mare gli giungeva con un urlo compresso e lamentoso come di collera che cerca confidenza. Altéo, che sedeva solitario e stralunato, non ci pensò più e come scappasse a soccorrere qualcuno spinse di furia la sua grande barca e partì;
contento di scaraventare quel piccolo uomo che egli era, cosi malizioso e infingardo, in quella misteriosa impresa che tanti più forti e più lesti di lui non avrebbero né tentato né pensato.
E poi ti raccontano che sono saltati nella luna o che si sono mangiati le nubi.
Cominciò a lottare con i remi, spericolato e paziente come quel mare insensato che non si placava. È forse troppo tempo ch’è tra le rocce e le spiagge, senza potersi rotolare in qualche vallata che magari più avida di un bosco muoia di arsura.
La barca era scivolata di corsa dopo i primi sobbalzi. Ma non appena si fu staccata dalla riva sembrò impennarsi e smarrirsi, sbattuta e tirata dal mare che non si sapeva più che volesse.
Altéo si levò sulla barca e remò disperatamente per cercare lui un barlume di strada nell’acqua che sobbalzava da
tutte le parti, come se di sotto esplodesse per qualche tenzone nascosta. Una strada di uscita ci deve stare.
E l’impresa è fatta!
La barca gli era sottratta da una violenza cupa che si alzava a travolgerlo e schiaffeggiarlo e che poi si mescolava
giù con una specie di lungo grugnito. Sollevata e quasi rigettata dal mare come una bestia dal fondo, lo costrinse a tendere più forte le braccia sui remi, a premere il legno, che era come addentarlo, spezzando i gropponi dell’acqua più che fosse un gigante;
ma fino a che non ebbe ribrezzo alla gola per lo sforzo più grande di lui e le sue braccia non caddero, stroncate da quella violenza gagliarda che non somigliava più al mare e che lo sbalzò giù con l’orecchia di un’onda, rovesciandogli sopra la barca.
Aveva aperto la bocca per gridare ma gli tu presto tappata.
Il mare si placò il giorno dopo e sembro riposato. E Altéo galleggiava accanto alla barca, saltellando come lei sull’onda che tioriva, insensibile e gaia. Solo che lei era a pancia sotto e lui la pancia l’aveva all’aria più gonfia di un otre.
“Dopotutto ce l’abbiamo fatta!” – disse lei, mugolando su quell’acqua che le lasciava il culo scoperto – “Il mare ha tanto strillato e poi è stato impotente a ingoiarci” -.
Era un peccato che lui non rispondesse, almeno per dire che lei, tida compagna di legno, aveva raggiunto senza molta tatica uno scopo che lui, gettando fuori la vita, aveva inutilmente tentato.
“E non ti amareggiare, così crepi di bile… ché presto verrà qualcuno a rimetterci a posto come prima, tu sopra ed io sotto”.
Altèo lupo marino era il mare che a lui piaceva
Tratto da ”Le Analogie Favolose” M. Schettini
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