La fermezza del saggio
Tratto da : “ Dialoghi Morali ” Seneca
La fermezza del saggio
I. ……Gli Stoici, invece, hanno scelto un Percorso da uomini, non si preoccupano dell’aspetto piacevole per chi lo intraprende, ma del fatto che ci ottenga al piú presto la libertà e ci innalzi tanto da renderci irraggiungibili a ogni tiro di freccia e al di sopra della sorte.
2. « Ma la via cui ci chiamano è ardua e difficile». Certo, perché credi sia possibile scalare una vetta, passeggiando in pianura? Questa strada, poi, non è cosí aspra come qualcuno ci vuole far credere. Soltanto l’inizio appare talmente ostruito da rocce e massi da sembrare impraticabile; d’altronde molti sentieri da lontano si presentano scoscesi e inaccessibili solo perchè la vista è ingannata dalla distanza. Man mano ci si avvicina, però, tutto quanto l’occhio incerto aveva sovrapposto e confuso, a poco a poco si chiarisce: e allora quelli che apparivano dirupi e precipizi si trasformano in dolci pendii.
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I. Poco fa’, mentre parlavi di Marco Catone, eri indignato, come sempre ti accade quando ti imbatti in una ingiustizia, per il fatto che Catone fosse stato capito cosí poco dal suo tempo; lo avevano considerato meno di Vatinio pur essendo egli ben superiore a Pompeo e a Cesare. Giudicavi scandaloso gli fosse stata strappata la toga in pieno Foro, mentre tentava di opporsi all’approvazione di una legge; e, trascinato dai Rostri all’Arco di Fabio dai seguaci di un partito ribelle, avesse dovuto sopportare gli insulti, gli sputi e gli oltraggi di una folla inferocita.
2. Allora ti risposi che avresti avuto ragione a sdegnarti per la sorte della Repubblica, poiché Publio Clodio da un
lato, Vatinio dall’altro, e con loro tutti i peggiori, la mettevano all’asta senza capire, nella loro cieca avidità, che cosí mettevano in vendita anche se stessi. Mentre per Catone ti dicevo di stare tranquillo, perché nessun saggio può subire offesa o ingiuria e Catone ci era stato proposto dagli dèi come il modello del perfetto sapiente, ancor piú di quanto non lo fossero stati Ulisse e Ercole nei secoli precedenti.
Questi furono dichiarati saggi dagli Stoici nostri predecessori perché invincibili alle fatiche, spregiatori del piacere e
dominatori di ogni paura.
3. Catone non si trovò a combattere con gli animali feroci, che è compito dei cacciatori e dei contadini di inseguire; non affrontò i mostri col ferro e col fuoco, e non visse in un’epoca in cui si poteva credere che il mondo poggiasse
sulle spalle di un gigante’; la sua epoca aveva già superato
la faciloneria degli antichi ed era pervenuta a un alto grado di cultura. Catone lottò contro l’ambizione, mostro multiforme, e contro lo smisurato desiderio di potere, che neppure la divisione del mondo in tre parti’ poteva soddisfare; affrontò da solo i vizi di una città corrotta, che sprofondava per la sua stessa grandezza’, e ritardò la rovina della Repubblica contrastandola con tutte le forze. Trascinato anche lui nella catastrofe, cui aveva cercato invano di opporsi, non volle sottrarvisi; cosí perirono insieme due realtà impossibili da separare: Catone non sopravvisse alla libertà, né la libertà a Catone.
3. ……Invulnerabile non è chi non viene colpito, ma chi non ne resta ferito; è questa a mio avviso la proprietà del sapiente più riconoscibile.
4. Non ispira piú fiducia una forza che non si lascia vincere, piuttosto di una che non è mai attaccata? Delle forze
mai messe alla prova non ci si può fidare, mentre si ritiene – a ragione – solidità incrollabile quella capace di respingere tutti gli assalti. Convinciti, allora: l’uomo resistente alle offese ha una costituzione migliore di quello che non ne ha mai subite. Pertanto, chiamerò forte chi non si lascia abbattere dalle guerre né spaventare dall’avvicinarsi del nemico, non chi ingrassa nell’ozio in mezzo a gente neghittosa.|
5. In questo senso il saggio non può essere esposto ad alcun oltraggio. Non ha quindi importanza il numero delle
frecce che gli vengono scagliate contro, perché nessuna può trafiggerlo. La durezza di certe pietre è tale da resistere al ferro e il diamante non può essere tagliato né limato né inciso, ma spunta lui stesso qualsiasi strumento l’attacchi; talune materie resistono al fuoco e, pur avvolte dalle fiamme, mantengono la loro struttura e solidità; alcuni scogli, protesi verso il mare, infrangono le onde senza mostrare alcuna traccia della violenza che li percuote da secoli. Cosí è la fermezza del saggio, il cui animo racchiude in sé la forza occorrente per essere al sicuro da ogni ingiuria.
7. …Ma il filosofo strappò di mano al re la vittoria dimostrandogli che, nonostante la presa della città, egli non solo
non era stato vinto, ma non aveva subito alcun danno. In realtà, aveva con sé i veri beni, quelli che non potevano es-
sergli tolti; quanto il nemico aveva saccheggiato e spartito, non lo riteneva suo, ma qualcosa di estraneo, di precario,
soggetto al capriccio della sorte, cui non si sentiva attaccato perché non proprio. Tutto quanto ci viene dal di fuori lo
possediamo in modo instabile e temporaneo.
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“La fermezza del Saggio” Michele Putrino
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