Laboratorio counseling spiritualità
Capitolo tratto dalla Tesi di Luciana Baldin “Counseling e Spiritualità” – Master di Counseling professionale – A.S.P.I.C.
Lo scopo di questo laboratorio è quello di trasferire gli strumenti spirituali e terapeutici necessari ad incentivare l’attività e le capacità dell’individuo, ad individuare i propri bisogni e desideri, a dare una lettura diversa a problemi, dubbi ed ansie: in pratica a stimolare la funzione spontanea del PROBLEM SOLVING che è di nostra appartenenza.
Il mio proposito è di suddividere il laboratorio in 4 incontri di 2 ore ciascuno e, prendendo spunto dai concetti citati nella mia tesi, organizzarlo nel modo seguente.
Al primo incontro iniziare con la presentazione degli ospiti; passare quindi alla mia presentazione ed alla motivazione del percorso che vado a proporre: cioè quello di avere una lettura delle proprie esperienze e dei fatti accaduti, con la modalità del “niente è per caso” e con quella del “noi siamo artefici del nostro destino”.
Come rito iniziale proporre di racchiudersi in un silenzio prendendosi per mano e chiedere di accedere a se stessi, in un ascolto.
Il setting sarà predisposto con materassini e cuscini, se è possibile disposti in cerchio con al centro una candela accesa in un piatto colorato di blu e oro.
Stimolare l’interesse di qualcuno a raccontare un episodio del passato o del presente dove in qualche modo abbia percepito che al di là della proprio volontà, impegno, determinazione le cose siano andate in un modo diverso dalle proprie aspettative per poi comprendere che era la cosa giusta.
Verificare se abbiano mai avuto la sensazione che a volte è come se fossimo guidati o condotti e se si siano mai posti la domanda:
“Come ho fatto ad arrivare fino qui?”
quasi increduli di avere superato qualcosa di apparentemente insormontabile o mai pensato.
Ottenere in questo modo varie informazioni, spunti di riflessioni ed avere la probabilità che i disagi, le perplessità possano sciogliersi e soprattutto intravedere che tipo di gruppo ed energia si possano formare.
In caso non si offrisse nessuno a raccontarsi iniziare col parlare della mia esperienza.
Chiudere infine con la proposta di esplorare la volta successiva le proprie esperienze
o la mia. Il rito di chiusura è come quello iniziale prendersi per mano racchiudersi in se e ringraziare per il lavoro svolto.
Laboratorio counseling spiritualità
Al secondo incontro (rito iniziale, stesso setting) iniziare con un piccolo riassunto del precedente. Continuare quindi con l’esplorazione delle esperienze per consapevolizzare e fare emergere gli strumenti usati per la loro soluzione. Per poi proporre, laddove ne intravvedessi l’opportunità, di aggiungere una lettura spirituale a quella razionale ed osservare insieme quello che emerge.
In questo modo si ha l’opportunità di intravedere la differenza delle due modalità di lettura. Consapevolizzare che vi è stato un percorso e capire se ne fossero resi conto oppure non sapessero dargli una collocazione.
L’ obiettivo è di far interagire il gruppo con interventi sulle esperienze degli altri, sull’esprimere cosa vedono e sentono come spettatori. Per poi accedere alla propria esperienza osservando con riflessioni diverse o aggiungerne a quelle già fatte.
Avere cura di intervenire e condurre i dialoghi per non perdere di vista le due modalità di lettura.
Chiudere con il rito di chiusura come l’incontro precedente.
Al terzo incontro (stesso rito, stesso setting) predisporre la candela accesa non al centro ma ad un lato. Al centro porre un cestino con le frasi di Carl Rogers scritte su bigliettini chiusi da prendere in modo casuale.
Proporne la lettura, ad uno ad uno, ed invitare ognuno ad esprimere la propria interpretazione, la propria percezione e il sentimento che ha suscitato. Sarà un’esposizione libera e il mio intervento sarà solo per portare anche la mia interpretazione senza far emergere spunti di riflessione.
Lo scopo di ciò è quello di far portare a casa domande ed osservazioni; per poi stimolare la ricerca delle risposte interagendo con le persone vicine e dare avvio alla rete di comunicazione su piani diversi.
Chiudere con il rito di chiusura come l’incontro precedente.
Laboratorio counseling spiritualità
Al quarto incontro (stesso rito, stesso setting), non porre la candela accesa ma al centro predisporre “l’albero counseling”. Disegnato su un foglio di carta con dei cartoncini incollati sui rami con scritte le frasi essenziali che determinano il counseling… (empatia, sincerità, congruenza, etc.) con lo scopo di stimolare la creatività.
Chiedere cosa abbiano portato loro gli altri tre incontri, cosa abbiano aggiunto o tolto, le perplessità o i dubbi. Se la loro parte spirituale sia stata intravista o confermata.
Spiegare infine che cosa rappresenta il disegno al centro. Proporre di raffigurare in modo spontaneo l’albero counseling con la scelta del ramo che più sentono proprio.
Far raffigurare l’albero da chi si offre. Proporre agli altri di collocarsi intorno, vicino, a fianco o addosso e di posizionarsi dove ritengono giusto collocare il senso della parola.
Questa rappresentazione può essere utile ad ancorare dentro se la caratteristica scelta per poi usarla come guida.
In chiusura, accendere la candela e porla al centro, proporre un silenzio interiore di ascolto e benedire il nostro lavoro.
Sono consapevole, con il senno del poi, che ipotizzare un laboratorio potrebbe sembrare assurdo in quanto è probabile che il percorso possa prendere una strada diversa da quella proposta.
Una domanda mi pongo in questo istante: sarò una brava counselor perché riuscirò a indirizzare il lavoro e quindi le persone al mio proposito o sarò una brava counselor perché riuscirò ad inserirmi, con fiducia, mantenendo il mio intento, nello spirito/energia che il gruppo ha creato?
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